F reddo. Un freddo gelido riempie la stanza.
Faccio fatica ad aprire gli occhi, ancora pieni di sonno e cerco ancora di raccogliere un po’ di calore dalla coperta in cui mi sono avvolto, e che ora mi si e’ attorcigliata addosso , lasciandomi fuori le orecchie ed il naso gelati. Un brivido e mi scuoto, devo alzarmi, per muovermi un poco e cercare di scaldarmi.
.Mi sciolgo dall’abbraccio della coperta quasi gia’ rimpiangendone il tepore e muovo qualche passo per riattivare la circolazione delle gambe e ne approfitto per ripiegare la coperta, mettere a posto il cuscino e andare finalmente a sciacquarmi il viso per eliminare le ultime tracce di sonno. Andando al bagno, guardo fuori dalla finestra. Sul vetro, all’esterno, l’umidita’ della notte si e’ ghiacciata formando una sottile lastra dai colori fluorescenti. Fuori nel giardino si intravvedono i rami alti e spinosi delle rose dalle corolle cariche di piccole gocce di ghiaccio.
Ho appoggiata istintivamente le mani sul vetro e sembra che il gelo dall’esterno mi abbia raggiunto il cuore. Ho un’improvvisa tristezza. Avrebbe dovuto essere quasi estate ed invece quella che ho trovato a Parigi e’ una primavera invernale, con soltanto piccoli sprazzi di sole in alcune mattine.
Reagisco subito cercando di ritrovare il buon umore canticchiando a bocca chiusa il motivo di una canzone..mi infilo il giubbotto, mi metto il berretto, la sciarpa ed i guanti e piano, cercando di non fare rumore, apro la porta ed esco dal cancelletto, richiudendolo poi, sempre cercando di non svegliare gli amici che sono ancora addormentati.
Continuo a canticchiare tra me e me, come se la musica mi facesse compagnia. Fuori dal cancelletto scelgo di andare verso sinistra, per prendere la strada meno ripida per scendere lungo la collina e arrivare alla piazza di Villemomble, una piccola citta’ della periferia parigina. Mi tengo con le mani i gomiti, quasi a trattenere in questo abbraccio un po’ di calore. Cammino...cammino con calma e penso, mentre respiro l’aria umida di pioggia.
Guardo il cielo grigio, mentre qualche goccia di ghiaccio cade dagli alberi. Sembra che anche le foglie ed i fiori si siano racchiusi in attesa di riscaldarsi al tiepido sole che si intravvede dietro qualche nuvola. E’ un momento che mi piace tantissimo. Respiro con calma e un passo dopo l’altro passo lungo le villette ancora silenziose, con qualche finestra illuminata dietro la quale si intravvede qualche uomo o qualche ragazza che stanno per uscire per andare al lavoro.
Che si vada in auto, in autobus o metro’, il viaggio da casa al lavoro e’ quasi sempre molto lungo. E’ faticoso vivere cosi’....e anche il tempo, con questo freddo non aiuta. Continuo la mia passeggiata, mi fa bene camminare, al ritmo del mio cuore, respirando e guardandomi attorno. Dopo la villetta d’angolo, giro ancora, passando lungo una siepe di gelsomino dal lieve profumo. Con un po’ di calore, un po’ di sole, potrebbe esalare un profumo intenso....ma credo che non riusciro’ a sentirlo, mancano ormai pochi giorni al mio ritorno nel mio caldo paese.
Laggiu’, in Vietnam, ora sarei a far colazione con una bella ciotola di pho, mi sembra di sentirne il profumo, mescolato a quello di rao hue etc... .il vapore caldo, quella ciotola che vorrei ora qui, tra le mani..per riscaldale..Subito mi sembra di sentire l’aroma vaniglia cioccolato del caffe’ , come quello vicino a casa......ci vorrebbe un bel caffe’.....ma sono soltanto il ricordo di quelle sensazioni.....l’aria umida mi rimanda il profumo dell’asfalto bagnato e delle siepi delle villette. Nelle mie prime mattine, passando vicino a qualche cancello, compariva all’improvviso un cane, abbaiando....ma dopo i primi giorni anche i cani si erano abituati alla mia presenza silenziosa.
Continuo a scendere, con le mani in tasca e passo davanti ad un liceo....e’ ancora presto, ma al ritorno trovero’ le prime studentesse, le piu’ mattiniere, che si sono date appuntamento per chiacchierare e farsi le loro confidenze giovanili, parlare dei loro amori . Che bello quel periodo, quando si era studenti, si era cosi’ giovani...quante cose e quanti desideri da raccontare, quanti sogni....chissa’ se allora speravo di venire un giorno a Parigi? Ora ci sono e mi ritorna il buonumore..non importa il freddo...camminando gia’ comincio a sentirmi meglio e poi ecco, sto arrivando in fondo alla discesa della collina dove si apre la piazza. Ecco il semaforo, aspetto che diventi verde e attraverso le strisce pedonali. Finalmente sono quasi arrivato e comincio a sentire un certo calore. Un raggio di sole riesce ad attraversare le nuvole e ad rischiarare la piazza del municipio, circondata dagli alberi.
Sono arrivato dove mi fermo ogni mattina. Oggi sono anche in anticipo ed ancora il negozio non e’ aperto. Qualche minuto di attesa e intanto continuo a passeggiare avanti e indietro, lungo il marciapiedi. Leggo l’insegna “BOULANGERIE-PATISSERIE” . Sul vetro dell’entrata in bianco si legge “Reine des Blés”-Baguette de Tradition Française”. Comincio a vedere movimento dietro i vetri della panetteria ....ecco, ora apre...posso entrare. Dal primo giorno e’ stato questo un momento particolare. Quasi non riesco a descrivere l’impressione che mi ha fatto entrare nella panetteria il primo giorno. Dal freddo di fuori, appena entrato nel negozio, venivo avvolto dal calore e dal profumo del pane e dei dolci appena sfornati. E ogni mattina, si aggiungeva anche il calore del sorriso della signora che prendeva le ordinazioni con calma e tranquillita’.
“Deuz baguettes”.....e quando me le porgeva, io che rispondevo “Merci beaucoup”. Ma questa mattina e’ domenica, oggi compro cinque baguettes e apro la mano per farle capire quante ne compro. La Signora mi sorride in modo molto amichevole. Chissa’ cosa pensa di me? E io, forse penso che Lei abbia avuto una vita facile, una famiglia, dei figli....ma poi quale sara’ la realta’? Dietro un volto sorridente spesso si nascondono occhi pieni di malinconia....e nei miei che cosa puo’ leggere? Sono uno dei tanti che passano nel suo negozio...Vorrei dire tante cose....Il destino mi ha portato in questo paese e non dovrebbe fare cosi’ freddo....ma senza questo freddo forse non apprezzerei cosi’ tanto il calore e il profumo del pane appena sfornato.
E forse, se non mi sentissi cosi’ solo, non apprezzerei cosi’ fortemente il calore del sorriso di questa sconosciuta. Lei ha uno sguardo particolare, gentile ma anche affettuoso e quasi lo sento ancora mentre esco dal negozio chiudendo la porta e sorridendole anch’io. E’ incredibile. Ho un calore dentro e riprendo la strada del ritorno come se fossi un ragazzino. Anche il cielo comincia ad aprirsi , il vento spinge via le nuvole verso est e il sole comincia a riscaldare l’aria. Risalgo verso casa...oggi arriveranno tanti amici, si mangera’ insieme, si parlera’ di tante cose....ho fatto un lungo viaggio...la mia stessa vita e’ stata un lungo viaggio pieno di rinunce, molte tristezze, dolore....ma anche tanti momenti di gioia e di amore. L’amore che esplode in un attimo e quello che ti accompagna per una vita. Che nostalgia della voce dolce di mia moglie che la sera chiama per salutarmi! Ecco ancora tanto calore in me e ad ogni passo, con le mie baguette sottobraccio, canticchiando a bocca chiusa, assaporo questi attimi della mia vita a Parigi, godendone ogni istante......
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Il vapore che si solleva dalla ciotola di pho mi appanna gli occhiali, metre sono immerso nel traffico e nella vita rumorosa in Vietnam....qualche settimana,...un mese...sembra tanto tempo fa...mi viene in mente come ho desiderato questo brodo caldo quando ero lontano...Seguo lo scendere del caffe’ attraverso il filtro...quel gocciolare lento mentre sento diffondersi l’aroma del caffe’...e mi torna alla mente quel pomeriggio, mentre l’amico Thien strimpella la sua chitarra e accompagna Tu Vu e io che prendo i cappelli e formiamo un incredibile trio...Un momento di gioia con tante risate....e tanti abbracci....Chissa’?
E intanto comincio a mangiare il mio Pho mentre la goccia di una lacrima scorrendo lungo la guancia mi arriva alle labbra e mi rammenta il sapore un po’ salato della nostalgia.